ALIAS Italia

ALIAS ITALIA

FANFICTION

Scritto da Articiòch
Riassunto: Continua la saga iniziata da "La trattativa"... Sydney è stata catturata da alcuni complottatori che nel contempo stanno organizzando un attentato ai danni del presidente.

Data di composizione: giugno-ottobre 2005.
Periodo di svolgimento: dopo "Monte Subasio", mio racconto precedente.
Adatto a: adulti che abbiano voglia di leggerselo.

DISCLAIMER
Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito "Alias Italia – Il dossier Sydney Bristow", e che tutti i personaggi della serie "ALIAS" utilizzati sono di proprietà ABC, Bad Robot – Touchstone Television e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.

Nelle loro mani

La pianura era illuminata di rosso dall’aurora. I soldati iniziavano a svegliarsi, ad uscire dalle proprie tende ed indossare le proprie corazze formando un firmamento di armi scintillanti in sostituzione di quello che il sole aveva ormai cancellato. Fra i due schieramenti esisteva un largo anfiteatro erboso nel quale sarebbe dovuta svolgersi la battaglia: il tappeto verde ove molte vite, quel giorno, sarebbero state giocate per la vittoria o la sconfitta.
Sydney, sul suo baio pezzato [1] rivestito di paramenti rosso ed oro, passò in rivista le truppe che si stavano schierando in linea, contemplando ammirata lo spettacolo di tanta forza e tanta bellezza: girava per l’accampamento, sopportando fieramente il peso della sua corazza istoriata, esortando i suoi soldati al valore, al sacrificio ed al coraggio, raccogliendo entusiasmo e disseminando euforia. Verso le nove i due schieramenti erano ormai ordinati lungo un’unica linea e migliaia di guerrieri stavano dirimpetto gli uni agli altri, pronti a gettarsi addosso reciprocamente appena i tamburi avessero dato il segnale: Syd era assieme ad i suoi generali su di un punto sopraelevato quando il Gran Conestabile venne a dirle: «Madonna, i ranghi nostri son completi e così gl’inimici.»
Sydney stava per dare l’ordine di caricare quando realizzò che i cavalli bardati, i picchieri, i balestrieri, gli archibugieri, le bombarde… cosa diavolo ci facevano nel III millennio? E perché lei stava guidando un esercito con una corona in fronte? Cosa stava succedendo!?!

UN GIORNO PRIMA - MATTINO
AL N° 450 DELLA SETTIMA AVENUE
Mehmed era appostato sul tetto del palazzo dal quale doveva colpire Kerry con una cartuccia particolare mentre sarebbe passato in macchina, a distanza di piú di 1,5 km; Abdülhamid era appostato a pochi metri ed avrebbe fatto un solo squillo sul cellulare di Fatih appena la macchina sarebbe stata a 30 m da un platano secco, un punto che avevano individuato dopo lunghi sopralluoghi: appena il cellulare di Mehmed avrebbe suonato Murad avrebbe controllato sul suo telescopio la posizione dell’automobile presidenziale quindi il tiratore avrebbe premuto il grilletto, il proiettile sarebbe esploso, avrebbe fatto 1800 metri in qualche decimo di secondo, avrebbe attraversato la corazza del veicolo e si sarebbe deframmentata all’interno della macchina seminando morte.

AUTOMOBILE PRESIDENZIALE
La segretaria personale di Kerry porse al presidente alcune carte. «Signore, la NSA ha effettuato alcune intercettazioni su richiesta del ministro Thornton.»
«Ma qui dice hanno sorvegliato Clifford!»

PENNSYLVANIA AVENUE
La macchina presidenziale era a pochissimo dal platano secco: stava passando sopra ad un tombino che era stato stabilito come punto di riferimento perché lontano esattamente 30 m dal platano. Abdülhamid prese il telefonino e schiacciò il pulsante principale per chiamare Mehmed.

AUTOMOBILE PRESIDENZIALE
«Thornton dice che l’ha avvertita, signore.»

AL N° 450 DELLA SETTIMA AVENUE
Mehmed e Murad sentirono lo squillo.

AUTOMOBILE PRESIDENZIALE
«Balle! Nessuno mi ha detto niente!»

AL N° 450 DELLA SETTIMA AVENUE
Murad ce l’aveva nel mirino, il bastardo. «Bersaglio sul—

AUTOMOBILE PRESIDENZIALE
«Non vorrei che qualcuno nella mia amministrazione lavorasse contro di me!»

AL N° 450 DELLA SETTIMA AVENUE
Mentre Mehmed stava per schiacciare il grilletto un gruppo di agenti della SWAT [2] fece irruzione sul solaio, sparando addosso ai due uomini per impedire il tiro. Mehmed morì sul colpo, Murad fu ferito gravemente e spirò poi in ospedale.
Le informazioni della DIA erano giuste: qualcuno tramava contro il presidente.

AUTOMOBILE PRESIDENZIALE, UN MINUTO PIÚ TARDI, DAVANTI AL CAMPIDOGLIO
«Signore, ci comunicano via radio che la SWAT ha appena arrestato due terroristi, la DIA conferma che sono quelli sospettati di ordire un attentato ai suoi danni.»
«Come? Allora era vero che mi volevano morto.»
In quel momento la macchina di Kerry passò sopra ad un altro tombino fognario. Sotto al tombino erano state nascosti 2 kg di esplosivo al plasma che il bombarolo irlandese Daniel Ryan aveva consegnato al ministro gen. Thornton in cambio della vita. Thornton lo fece poi giustiziare lo stesso. Due agenti della DIA posizionarono l’esplosivo su ordine di Clifford, il quale ordinò ad un suo fedelissimo, il ten. Ames, di farli sparire. Clifford, a sua volta, eliminò Ames e ne nascose il cadavere.
La macchina sulla quale c’era il presidente degli USA saltò in aria per mezzo metro a causa della forza dell’esplosione: il plasma, ad alta temperatura, corrose il telaio blindato del veicolo, il fuoco penetrò nell’abitacolo da diverse fessure e carbonizzò in un istante coloro che c’erano dentro.

DISTRETTO DI COLUMBIA – TARDO POMERIGGIO
In mezzo al bailamme seguíto all’attentato esplosivo, nessuno si accorse di un Gulfstream che atterrò in un aeroporto militare vicino a Washington e delle tre persone che ne scesero: due dipendenti della DIA ed una giovane donna sotto sedativi. I primi due caricarono la donna su di una Cadillac che si recò in una installazione sotterranea segretissima della difesa a pochi km dalla capitale.

WASHINGTON – MATTINO DEL GIORNO DOPO
Sloane era riuscito, dopo molte peripezie, a ricevere un mangianastri perché si temeva che potesse tagliare qualcosa col bordo dei compact disks. Nella sua cella, sorvegliato a vista da quattro energumeni che l’avrebbero volentieri visto morto, stava ascoltando estasiato la Cavalleria Rusticana, cosa che aveva fatto infuriare ancor di piú i suoi gorilla che non sopportavano tripponi che cantavano parole incomprensibili, quando entrò il generale Thornton, ministro della difesa degli Stati Uniti: era la prima visita di un’autorità governativa dal giorno dell’attentato.
«Ho sentito di Kerry, una notizia terribile, signor ministro.»
«È stato portato un attacco al cuore dell’America eccetera, il nostro piano procede ottimamente, abbiamo la Bristow e stiamo per iniziare, solo… cosa dobbiamo fare?»
«Dal fatto che mi parla così apertamente mi sembra di capire che nessuno ci stia controllando.»
«È tutto un quarantotto, come quando è esplosa la bomba a Baltimora [3], tanto vale parlare tranquillamente perché appena si riprenderanno le toccherà la neurostimolazione.»
Sloane deglutì nervosamente. «Davvero?» Questo rischio, che aveva sempre temuto, ora si faceva fin troppo vicino, per i suoi gusti.
«I 47 pezzi sono assemblati. Allora, cosa dobbiamo fare colla Bristow?»
«Avete trovato il figlio e Nadia?»
«Nadia sì, il figlio no.»
«Non importa, il figlio dovrà intervenire solo in un secondo momento.» Appena sarò uscito di qui potrò fare a modo mio.
«La macchina, per poter esser programmata ha bisogno della sequenza 3’5’ del DNA del figlio della Bristow; tuttavia, voi sapete dell’esistenza del Passeggero e che dovrà lottare con Sydney: il vincitore fra le due avvierà il sistema operativo dell’oggetto fornendovi una sequenza finale, una specie di conferma per la macchina di Rambaldi. Perché ciò avvenga dovete dare loro quel liquido speciale di Rambaldi che vi siete procurati dai russi: le due inizieranno a combattersi animate dalla sostanza e la vincente, controllata dal residuo del liquido, programmerà la macchina.»
«Ottimo.»
«Ho sentito che avete usato dell’esplosivo. Il tiratore che v’avevo consigliato non andava bene?»
«Essendo i vetri dell’auto presidenziale oscuratI, la probabilità di colpirlo precisamente era troppo bassa, l’abbiamo usato come paravento.» Thornton fece dietro-front e se ne andò senza dire altro.
«Già, come paravento. Se avessero indagato, sarebbero risaliti a me.»

TORNIAMO A DOVE ERAVAMO RIMASTI
«Madonna, attacchiamo?»
Sydney guardò sconcertata il conestabile. Come faceva ad esser finita lì? E come faceva a sapere cos’era un conestabile?
«A-aspettate un attimo.»
«Desïate forse, madonna, discorrer ancora un poco le schiere nostre? Badate che l’oste nemica s’approssima vieppiú ratta al nostro fronte.»
«Ma in che anno siamo?»
«2007 dall’anno di nostra redenzione.»

«Si stanno studiando.»
«Non è possibile, non sono coscienti!»
«Eppure sembra proprio che si stiano studiando.» Clifford e Thornton stavano osservando, separati da una parete di vetro blindato, Nadia Santos e Sydney Bristow, in piedi l’una di fronte all’altra, in posizione di combattimento: sembrava proprio che si stessero studiando.

Sydney si rendeva sempre piú conto di essere come in un sogno. Cercò di riordinare i suoi ricordi: l’ultima cosa della quale aveva memoria era una parete rocciosa…
Un elicottero, due uomini che la ghermivano…
Cosa potevano volere da lei? E come mai lei era finita lì adesso?
«Madonna, il nemico ci assalta!»
L’altro esercito, in divisa nera e bianca, caricò la prima linea dell’armata di Sydney, che non si scompaginò ma iniziò lentamente ad indietreggiare, spinta dall’inerzia della schiera nemica.

«L’ha colpita, ma non s’è mossa!»
«Strano, non dovrebbero menarsi di brutto? Lei sembra apatica.»

«Madonna, è necessario che si dia un ordine, la schiera nemica ha già ingaggiato la nostra prima linea.» Sydney lo guardò spaesata. «Fate qualcosa!»
«Uh… muovete il corno destro, fate avanzare gli arcieri dietro di essa finché saranno ad una posizione favorevole per colpire i loro reparti già impegnati.» Come diavolo faceva a sapere come si gestisce una battaglia medievale/contemporanea/fantastica?

«Adesso sta reagendo: le ha dato uno schiaffone.»
«Ora salta indietro, sembra che si sia convinta.»

Mentre i suoi soldati si ridisponevano, Syd guardò dall’alto del punto sopraelevato lo schieramento avversario. «Chi è quella là in fondo?»
«La duchessa degl’inimici, Nadia de’ Santi.»
«Nadia de’ Santi?» Nadia Santos? «Perché ci facciamo guerra?»
«La guerra è l’anticamera della gloria, madonna.»
«Ma quali sono le motivazioni che ci spingono?»
«Le medesime che spingon il sole a solcare il cielo, il mare a mormorare, insomma, sì sta scritto nel gran libro dei tempi.»
Scritto? Syd iniziò a capire: Rambaldi.
Non fosse mai nato… quell’uomo le aveva fatto passare mille sciagure, senza nemmeno esser vissuta durante la sua epoca.

«Si è di nuovo fermata!»
«Non capisco, non dovrebbero menarsi a pie’ sospinto?»
«Ho l’impressione che ci sia in Sydney come un qualcosa che la trattiene… come se fosse ancora parzialmente cosciente.»

Dunque stava andando tutto secondo la profezia. Lei si stava battendo con Nadia, con un esercito che probabilmente esisteva soltanto nella mente di loro due, ipnotizzate da chissà quale siero che le spingeva a combattersi come due automi… c’era però un dettaglio che non capiva: come mai lei si era accorta di tutto?

«Impossibile! Il siero di Rambaldi dovrebbe controllarla completamente, come Nadia!»

Il progetto natale! Ecco cosa la manteneva parzialmente cosciente! L’addestramento ricevuto durante l’infanzia aveva annullato uno degli effetti di… di quella cosa che le avevano dato, qualunque essa fosse. Era già qualcosa.

«Interrompiamo! Fermiamole o l’ammazzerà!»
«Forse è così che deve andare.»
«Forse no, vuole rischiare?»
«Ma non possiamo interrompere l’esperimento!»

«I nostri s’involano!»
I soldati rosso-oro iniziavano a scappare dal campo di battaglia, la linea dell’esercito di Sydney si stava rapidamente sfaldando. «Che facciamo?»
Syd si rese conto che doveva dare un ordine subito, senza pensare a Rambaldi, bisognava agire o tutto era perduto… «Date ordine al corno destro dell’esercito di attaccare, buttate nella mischia tutte le riserve, appiedate i cavalieri e mandateli a rinforzare la retrovia destra. Che il centro ripieghi combattendo e riattacchi appena il nemico si disimpegna.»
«Madonna sì.» Il connestabile partì al galoppo per dare gli ordini alle staffette. Ma lei dove aveva imparato a condurre una battaglia medievale?

«Aspetta, sta parando.»
«Finalmente, mi sembrava di avere l’acqua alla gola.»

Adesso che la situazione era meno grave, si poteva tornare un attimo a Rambaldi… forse il “siero” o qualsiasi altra cosa che le avevano dato le aveva infuso anche le capacità di guidare un esercito? Impossibile: era una cosa dinamica, che dipendeva dalle decisioni prese sul momento, non veniva preordinato. Sydney suppose che fosse qualcosa che già sapeva fare, che veniva trasfigurato nella sua mente posseduta da Rambaldi. Cosa sapeva fare lei?
Molte cose: spiare, correre, combattere…
Probabilmente stava combattendo! Quando dava l'ordine di attaccare ad un reparto, nella realtà probabilmente avrebbe dovuto muovere un braccio od una gamba!
In un attimo Sydney ebbe un'intuizione che la colpì come un gancio al mento: sto combattendo lo scontro con mia sorella… è quella donna che guida l'esercito nemico… è Nadia!

VILLETTA FUORI WASHINGTON
Jack non si era dato per vinto. Dopo che avevano rapito Sydney aveva lasciato il piccolo Milo in un posto sicuro, aveva contattato Vaughn ed insieme si erano messi a smuovere mari e monti pur di trovare qualche informazione, ma avevano brancolato nel buio finché Bristow non aveva deciso di rivolgersi ad un suo vecchio amico esperto dei retroscena piú oscuri del mondo dello spionaggio.
«Ciao, Henry.»
«Ciao Jack, quanto tempo!»
«Già, è così tanto che non ci vediamo, saranno quasi dieci anni.»
«Mi fa piacere rivederti, mi ricorda i vecchî tempi, quando servivo ancora a qualcosa.»
«Oh, sei vecchio ma non da buttare.»
«È tuo nipote?» Henry accennò al frugoletto che Bristow teneva in mano.
«Sì.»
«E come sta tua figlia?»
«Ecco, è per questo che ti volevo parlare. Ti ricordi del progetto SAB-47?» Jack raccontò ad Henry tutto quel che era successo.
«Sai, Jack, da tempo nelle alte sfere stava capitando qualcosa di strano. Sai, certe cose le percepisco come un suono in sottofondo, non forte, appena riconoscibile, che però rende stonato tutto il quadro delle cose… ebbene, adesso che mi parli di Sydney tutto inizia a quadrare e mi sembra come luce che inizia a filtrare nel mistero.»
«Cosa vuoi dire?»
«È un peccato che ci si debba vedere solo nei momenti piú critici. Chissà se qualcuno alla Casa Bianca sarà ancora disposto ad ascoltare due vecchî come noi.»
«Se aspetti un attimo devo chiamare un'altra persona.»

BASE SEGRETA DELLE FORZE ARMATE VICINO WASHINGTON
«Finalmente sta reagendo.»
«Ma ne ha prese, di botte.»
«Clifford, quella donna è la Prescelta. È ovvio che debba vincere.»
«Comunque, se qualcosa andasse storto…»
«Sto preparando tutto per il piano B ma preghi che niente vada storto. Sono pochi quelli disposti a partecipare ad un colpo di Stato.»
«Maledizione, Thornton, come venirne fuori allora? Le abbiamo fatte troppo grosse!»

Sydney intanto rielaborava le sue scoperte. Non aveva visto il vero Monte Subasio. Non era fuori della Profezia, che peraltro si stava compiendo. A quanto ne sapeva, avrebbe dovuto vincere e realizzare i sogni farneticanti di quel pazzo medievale.
«Madonna, le linee inimiche sono in rotta: il centro non puote coprire la ritirata del corno destro loro.»
Ma Syd voleva impedirglielo.
«Madonna, nell'oste avverso va creandosi un ampio varco e credo sii il momento di sfruttarlo…»
Come fare a fermare tutto questo?
«Madonna… se lanciassimo in quella falla de' militi potremmo sfondare e vincere…»
C'era ancora una possibilità per invalidare la profezia. E salvare il mondo.
«Suonate la ritirata su tutti i fronti.»
«Come?»
«Manovra di disimpegno, prima il corno destro, poi il centro infine il sinistro. Arcieri a copertura dei movimenti.»
«Ma… se operiamo siffatta mossa ora, basterà ch'essi si ragunino in un sol punto del campo nostro per aver la giornata.»
«È un rischio che dobbiam correre.»
«Obbedisco.»
Sydney spronò il suo cavallo. Il baio iniziò a galoppare a perdifiato attraverso il campo, formando un gruppo che travolgeva feriti e soldati in fuga assieme ai generali ed alle loro cavalcature, che, non sapendo cosa le fosse preso alla loro regina la seguivano la sua corsa a rotta di collo mentre attorno esplodevano colpi d'archibugio, volavano frecce e s'agitavano picche e spade.
Syd si accorse di stare penetrando nelle linee nemiche dal colore delle divise e dal fatto che la maggior parte dei volti dei soldati era rivolta contro di lei. Cercava la regina nemica. Cercava Nadia, sfuggendo con abili mosse da cavallerizza provetta a quanti le si paravano innanzi, che venivano poi sistemati dalla sua scorta. Dopo essersi aggirata nel campo ed aver ampiamente sperimentato la robustezza delle corazze sua e del cavallo, che però colpi di archibugio, balestra, arco, picca, lancia, giavellotto e spadone, trovò finalmente la sua avversaria diretta.
«Nadia, sono qui! EHI, SONO QUI!»
Senza dire niente, Nadia calò la celata [4], mise la lancia in resta e spronò il suo cavallo contro la Prescelta, che fece lo stesso: le due si caricarono, si scontrarono; la regina nera e bianca cadde mentre Sydney rimase a cavallo, dal quale però balzò giù subito dopo colla spada nelle mani, aspettando poi che Nadia si rialzasse e facesse lo stesso. Intanto era giunto il suo corteo di generali.
«Lasciatela a me! È fra noi due! Andatevene!»
Senza dire una parola, i generali iniziarono a combattere contro gli altri soldati di Nadia lí attorno.

«Hai visto che colpo!»
«Già, è sopra di lei! Adesso la finisce!»

Nadia si avventò su di lei colla spada; Sydney respinse un paio di colpi menati piú con furore che con precisione, quindi contrattaccò mettendo la sua avversaria in difficoltà; con un colpo di piatto eccellentemente assestato le fece saltare di mano la spada ma Nadia, con una mossa rapidissima nonostante la corazza si voltò su sé stessa, s'abbassò, raccolse la spada e si riparò innanzi a Syd.
Avrei potuto farcela.
Sydney si tolse l'elmo facendolo cadere per terra ed abbassò la spada.
«COLPISCIMI!»
Nadia sollevò la sua arma per poi calarla rapidamente su Syd.

«MA CHE C***O…?!!»
«L’HA COLPITA!»
«È giù!»
«L’ha beccata al collo col taglio della mano… è un colpo mortale!»
«S’è fatta colpire… è stata ferma per un'eternità, come se volesse prendersi il colpo!»

Sydney subito non sentì male ma un secondo dopo il dolore la colpì mentre il respiro si interrompeva, quindi si accorse del sangue sulla sua corazza.
Il suo sangue.
Sono fottuta.
«Maestà! Maestà!» mentre gridavano, i generali venivano sopraffatti anch'essi.
Ed è fottuta anche la profezia.
Poi tutto si fece buio.

«Presto! Squadra medica!»
Mentre gli infermieri della base si gettavano su Syd per poi tentare di rianimarla ed infine scuotere la testa, Thornton e Clifford sudarono freddo e realizzarono che la Prescelta era morta.
«Quindi non era lei quella della profezia?»
«Forse… o forse ci ha fregati col libero arbitrio.»
«Che vuol dire? Che s'è fatta ammazzare?»
«Ha visto anche lei che è stata ferma prima che Nadia la colpisse.»
«Ed adesso?»
«Piano B.» Fece Thornton scuotendo la testa.
«Rientrerò subito nel mio ufficio ed inizierò a preparare il colpo di Stato. Lei voli a Chesapeake e metta in moto le sue truppe.» Clifford fece una pausa. «Siamo nella m***a.»
«Non si preoccupi, sapremo venirne fuori.»
«Lo spero.»
«Per quanto riguarda quel manufatto di Rambaldi… lo faccia sparire.»
«Sì.»

IL PENTAGONO
Clifford si era appena seduto sulla sua poltrona quando entrò nell'ufficio un tizio cinquantenne, dall'aria solida come una roccia sebbene un poco imbolsito.
«Lei chi è? Che ci fa nel mio ufficio?»
«Credo che lei conosca il mio cognome. Sono Jonathan Bristow, padre di Sydney Ann Bristow.»
«Ed allora?»
«So tutto.»
«Tutto cosa? Ha qualcosa da dire sull'attentato?»
«Lo sai meglio di me chi è il mandate. Tu e l'altro s*****o di Thornton ed ho anche le prove.» Clifford fece per chiamare la guardia ma Vaughn gli puntò contro la sua Beretta. «Il manufatto di Rambaldi fatto venire dall'area 52: bolla di carico, autorizzazioni e tutto. Senza contare i filmati ad alta definizione della cella di Sloane, nei quali si vede che passa a voi due dei capelli. Sospettavamo di una talpa da ben prima dell'abbattimento dell'aereo sul Pakistan [5] ma da allora ne avemmo la certezza.»
«Che vuole?»
«Soldi, tanti soldi. E Sydney.»
«Per i soldi non c'è problema. Per la seconda non escludo si possa trovare un arrangiamento.»
«Non è finita. È il mio diretto superiore, Dixon, che vi ha scoperti; vuole entrare anche lui nel colpo di Stato che voi state organizzando. Vuole la direzione della CIA, quando tutto sarà finito.»
«Va bene.»
«Avete sentito tutto?»
Nella stanza si riversarono diversi agenti armati, fra i quali Vaughn, ed il direttore della CIA Kendall. «Sì, abbiamo sentito tutto.» Clifford spalancò gli occhî e si sentì svenire.
«Ma cos—
«Direttore Clifford, la dichiaro in arresto per alto tradimento.»
«Dov'è Syd? Parla!»
«È mia intenzione collaborare! Voglio un avvocato! Sono disposto a collaborare! Mi avvalgo del diritto di non parlare!» Clifford continuò a chiedere un avvocato mentre lo trascinavano via.

BASE DELLA MARINA ALLA BAIA DI CHESAPEAKE
L’elicottero del gen. Thornton atterrò nell'eliporto sollevando turbini di polvere, che oscurarono il vivido sole della giornata. Il graduato scese con un balzo e corse verso il gruppo di persone che lo stava aspettando sulla pista.
«Sono il Ministro della Difesa Thornton, devo trasmettere degli ordini di massima urgenza—dov’è il gen. Quigley?»
«Al sicuro. Mi segua senza opporre resistenza.» Disse uno degli ufficiali del gruppo.
«Che sta dicendo, maggiore?»
«Generale Thornton, lei è in arresto per alto tradimento.»

WASHINGTON
La porta della stanza dov'era la cella di Sloane si aprì ed entrò silenziosamente un gruppo di persone. Il detenuto si rivolse con un certo disappunto a quello che sembrava il capo.
«Buongiorno Marcus. Questa tua visita mi giunge del tutto inaspettata. Pensavo che non ti fosse consentito l'accesso a questo livello, anche per via di una certa inimicizia personale.»
«Signor Sloane, le faccio sapere che abbiamo beccato i suoi due complici.»
«Non so di cosa stai parlando.»
«Il ministro Thornton ed il direttore Clifford sono stati arrestati poche ore fa. Anche se non abbiamo prove precise contro di te, credo che la neurostimolazione possa fornirci molte informazioni utili.»
«Aspetta, sono disposto a collaborare di mia iniziativa.»
«E credi che possiamo prestare attenzione a quello che dici? Tu menti anche quando respiri. La tua vita è stata un'unica menzogna che ti ha portato fin qui.»
«Marcus, sebbene in passato fra noi due ci sia stato odio, motivato anche, io credo che i superiori interessi del—
«Portatelo via.»
«A tal punto mi odî, che mi vuoi morto così?»
«Arvin, hai la maledetta caratteristica di riuscire sempre a sgattaiolare per un uscio impensato. Il mio compito è fare sí che oggi non succeda.»

CARCERE FEDERALE DI FLORENCE, NEVADA [6]
Il prigioniero n. 474 era stato portato da pochi mesi nel penitenziario piú sicuro degli Stati Uniti, dove i detenuti sono rinchiusi in uno sgabuzzino, sotto controllo continuo di microfoni, dove ora d'aria è una passeggiata in catene per i corridoî, dove il letto ed il water sono un unico blocco di cemento. Il carcerato non aveva mai dato fastidî; raramente produceva qualche parola sconnessa, mangiava come un animale, non ce la faceva a stare in piedi ma almeno riusciva quasi ad orinare da solo. A quanto pareva, era stato sottoposto, non si sa perché, ad un intervento chirurgico al cervello che era finito male. Una volta doveva esser stato un pezzo grosso della criminalità o del terrorismo: una sua telefonata avrebbe potuto cambiare (o togliere) la vita a molte persone; adesso non sarebbe stato capace nemmeno di comporre un numero telefonico.
Quel giorno era venuto il suo unico visitatore: un uomo di cinquanta-sessant'anni, capelli grigi-bianchi, massiccio, volto da topo, occhî duri come il ghiaccio; disponeva di una speciale autorizzazione presidenziale per parlare da solo col detenuto, senza microfoni. La direttrice aveva sostenuto che non era possibile; l'uomo aveva risposto che allora avrebbe portato fuori il prigioniero, avrebbe conferito con lui e poi glie l'avrebbe riportato indietro. Alla fine la direttrice spense i microfoni.
Jack fu colpito dall'aspetto di Sloane, non era mai stato bello ma adesso la magrezza l'aveva ridotto ad un'unica ruga. Puzzava incredibilmente: nessuno si prendeva la briga di lavarlo e lui evidentemente non ce la faceva da sé. Ma la cosa che si notava piú di tutto era che quell'intelligenza, quel cervello vivace e sottile ch'era stata la chiave di volta del suo minaccioso impero nell'oscurità era ora divenuto pari a quello d'un bambino di qualche mese: fissava il vuoto, ciondolando la testa, muovendo ogni tanto le labbra riarse da cui usciva saltuariamente qualche suono non troppo definito.
«Arvin, mi senti?»
Niente.
«Arvin?»
Era proprio andato.
«Arvin, la mia bambina è morta. Syd, la tua figlioccia, è morta. Non era lei la prescelta.»
Nessuna risposta: come se non avesse parlato… come se Jack non fosse neanche in quella stanza con lui, come se non avesse mai distrutto per sempre il sogno di tutta la vita di Arvin con due parole.
Jack lo guardò ancora per un po'. Dunque questa era la fine del suo vecchio amico e vecchio nemico, Arvin, l'eminenza grigia per antonomasia. Ora quasi lo compativa.
«Sic transit gloria mundi.» E fece per alzarsi, quando sentì una voce bassissima, lentissima e roca, cosí bassa lenta e roca da sembrare quasi il sussurro d'un morto.
«Credete d'avermi sconfitto? D'aver ridicolizzato Rambaldi? Ma saprò rialzarmi ed allora questa gabbia non basterà per trattenermi» Lo sguardo del prigioniero si fece per un momento, un solo momento, lucido e penetrante.
Jack si voltò di scatto e spalancò gli occhî.
«COME?!»
Ma Arvin tornò quell'ebete di prima, insensibile, appena cosciente. «COSA HAI DETTO?» Jack provò a scuoterlo, a dargli degli schiaffi, ma il prigioniero rimase inerte. Alla fine Jack lasciò perdere. Forse quelle parole erano solo un eccesso di pazzia in un cerebroleso. Forse Arvin ripeteva frasi sconnesse di quel tipo ogni tanto, senza pensarle, senza pensare. Forse per un attimo i mugugni di quell'ameba erano stati trasformati dalla mente di Jack, che non si rassegnava a perdere, col nemico piú grande che avesse mai affrontato, anche la causa della sua vita.
Forse.
L'indomani Milo Bristow avrebbe dovuto giocare una partita di pallabase e contava molto sulla presenza del nonno. Jack uscì in silenzio dalla stanza mentre Arvin continuava a rimanere semi-incosciente.
Forse…

BASE SEGRETA DELLE FORZE ARMATE VICINO WASHINGTON
«E di 'sta cassa che ne dobbiamo fare?»
«Qui dice che la dobbiamo portare alla zona F.»
«Quindi la vogliono demolire.»
«Avanti, dammi una mano.»
I due operai spostarono la ingombrante cassa su di un carrello ed uscirono da una delle porte del magazzino della base.
La base era stata il covo dei due cospiratori, Clifford e Thornton, due pezzi grossi accusati di tentato colpo di Stato che ora erano rinchiusi a Guantanámo; lí vi era morta l'ag. Sydney A. Bristow, rapita dai due golpisti; lí era stato trasferito dall'area federale 52 un manufatto di Rambaldi. Dopo l'arresto dei due la base era stata chiusa ed ora veniva smantellata.
Sulla cassa avviata alla demolizione vi era stampigliato una specie di numero di codice: RAMB/47-Ω20(ris.)-provenienza: A. F. 52-MANEGGIARE CON CAUTELA

NOTE
1- Un tipo di cavallo.
2- Squadra speciale anticrimine.
3- Nella mia fantastoria i terroristi facevano detonare una "atomica sporca" a Baltimora (omaggio al romanzo "Al vertice della tensione" di Tom Clancy).
4- Parte dell'armatura che copre il volto, celandolo, appunto.
5- In "Quando Syd tornò a lavorare per Sloane - Ultimo atto" il gen. Thornton cerca di fare abbattere l'aereo sul quale volano Vaughn, Syd e Sloane dall'aviazione indiana.
6- Esiste veramente; è un supercarcere dove vengono tenuti i peggiori criminali (terroristi, maniaci) degli USA in celle di 2×3 m e sotto continua sorveglianza.


Alias © 2001/05 Bad Robot - Touchstone Television
Alias Italia - Il dossier Sydney Bristow © 2003/05 Antonio Genna
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