ALIAS Italia

ALIAS ITALIA

FANFICTION

Scritto da Articiòch
Riassunto: Continua la saga iniziata da "La trattativa" che vede Sydney ed il figlioletto Milo nascondersi per scappare da mezzo mondo mentre Sark ed amici organizzano campagne terroristiche su vasta scala.

Data di composizione: fine agosto 2004-maggio 2005.
Periodo di svolgimento: dopo "Quando Syd tornò a lavorare per Sloane - Ultimo atto" (mio racconto precedente).
Adatto a: adulti che abbiano voglia di leggerselo.

DISCLAIMER
Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito "Alias Italia – Il dossier Sydney Bristow", e che tutti i personaggi della serie "ALIAS" utilizzati sono di proprietà ABC, Bad Robot – Touchstone Television e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.

Monte Subasio

NELLE PUNTATE PRECEDENTI...
Questo racconto segue a "Quando Syd tornò a lavorare per Sloane", che a sua volta è il séguito di "La trattativa". In questa mia vicenda inizia prima della terzultima puntata (all’incirca) di Alias; Lauren Reed, in questo mio piccolo “universo parallelo” [1], fugge con informazioni vitali per la CIA, che la Convenzione passa a Cina Popolare e Corea del Nord, che le offrono il loro aiuto; Sydney viene rapita e liberata non prima di venire addormentata e d inseminata impiegando il nucleo di una cellula di Rambaldi. Durante la liberazione Lauren ed il capo della Convenzione vengono uccisi. Il figlio di Sydney viene attribuito a Vaughn e chiamato Jack; Sloane corrompe il ginecologo dell’ospedale dove Sydney va’ a partorire di modo che scambi il neonato con un altro nato morto. Tutti credono alla storia messa su da Sloane che però si fa vivo e grazie ad una serie di avvenimenti riesce anche ad impadronirsi di Sydney, cui cancella la memoria (un’altra volta) ed impiega come spia nella sua organizzazione che, collaborando con la Convenzione –che intanto è guidata da Sark-, al-Qa’ida, narcos eccetera mette insieme un potente cartello di farabutti per minare la sicurezza nazionale americana. Sydney però riesce a riacquistare parzialmente la memoria e fa’ in modo che gli agenti della CIA catturino Sloane in India, che viene portato in una base in Pakistan. Grazie ad un agente corrotto di nome Håkansen la Convenzione s’impadronisce della base facendo prigioniero Kendall, tuttavia Vaughn e Sydney riescono a fuggire portandosi con sé Arvin. All’aeroporto Sloane rivela a Sydney dov’è suo figlio ed a Vaughn dove si trova Irina Derėvko: i due si separano, Vaughn vola presso le forze americane mentre Sydney, una volta recuperato il piccolo Milo/Jack, sparisce dalla circolazione. Sloane viene internato in una località segreta nei pressi di Washington: anche se gli è stata risparmiata la vita in cambio della fornitura di tutte le informazioni della quali è a conoscenza, Arvin non rivela che all’interno del governo ci sono due traditori: il Ministro della Difesa, militare razzista, ed il direttore della Defense Intelligence Agency, che invece è di colore.


Ci sono nemici all'esterno; ci sono traditori all'interno

Demostene, Sugli abusi dell’ambasceria

WASHINGTON
«Direttore Kendall, la sua cattura –cui è seguito il rilascio di nostri prigionieri in cambio di lei e di altri sotto la sua responsabilità- e la quasi fuga di Sloane sono stati per l’Agenzia dei brutti colpi, senza contare la sparizione della signorina Bristow. E che dire dell’incidente diplomatico coll’India, una situazione che voi avreste dovuto se non evitare almeno prevedere?» Kendall sapeva già dove sarebbe andato a parere il discorso di Kilsyth, Segretario di Stato. «Ha evitato che una bomba nucleare contaminasse Washington ma le sue recenti figuracce han fatto sì che il presidente Kerry finisse la fiducia da darle e si dovrà accontentare della scorta accumulata, che non è molta. All’ultima riunione coi direttori dei servizî segreti Kerry ha detto che sarebbe passato all’azione al prossimo attentato, e che delle teste sarebbero cadute. Questa dichiarazione è ancora valida: se un’altra azione terroristica verrà portata a termine contro gli Stati Uniti o contro i suoi alleati, la sua testa cadrà. Per l’intanto, il Presidente ha finalmente deciso di creare un Capo dell’Intelligence cui dovrà sottostare.»
«Chi è?» Kerry o aveva dovuto cedere alle pressioni di quegli incompetenti del Congresso o aveva deciso di mettergli qualcuno alle calcagna.
«Il vicesegretario alla difesa Alan S. Lord.» Ahia, il vicesegretario ce l’aveva ancora con lui per quella storia con la Convenzione [2]; Kendall era sicuro che Lord gli avrebbe reso difficile la vita… come se non avesse abbastanza grane per conto suo!

VARSAVIA
Vaughn non era piú quello di una volta. Le continue disgrazie professionali e personali l’avevano cambiato in peggio. Sua moglie tradiva lui ed il suo paese. Suo figlio era nato morto. Il suo migliore amico era stato ucciso. La donna che amava era scomparsa una seconda volta, dopo averlo dimenticato. La CIA era stata ridicolizzata piú volte e la sua carriera era finita [3]. Oramai era una creatura di cattiveria e delusione, ma c’era ancora speranza in lui.
Vaughn amava ancora Sydney Bristow. Era stata operata neurochirurgicamente ed aveva dimenticato tutto quanto c’era stato fra loro due, ma lui continuava ad amarla e voleva ritrovarla a qualunque costo. La ricerca di lei era oramai l’unico scopo della sua vita e ci si era buttato corpo ed anima; prima però si era preparato per lo scontro finale coi nemici della Convenzione partecipando ad un corso di addestramento dopo l’altro; a furia di giocare ad hockey e mangiare schifezze per sfogare la rabbia era aumentato di 20 libbre in muscolatura e di 20 libbre in lardo, il quale tornava utile per attutire i colpi. Aveva perso un dente in una rissa da bar ed aveva un sopracciglio spaccato per una rissa durante una partita.
Non era piú l’agile ed ironico Mickey ma il pesante e sarcastico Michael Cassius Vaughn.

Kendall sapeva che Vaughn sarebbe andato alla ricerca di Sydney e di Irina Derėvko, per trovare suo figlio e la vendetta, quindi aveva lasciato che lui se ne andasse in Polonia. Tutti gli agenti della CIA erano impegnati nella lotta al terrorismo, Vaughn aveva diritto alle ferie (erano due anni che non le prendeva), lavorava meglio da solo e se c’era una possibilità di scovare Irina lui l’avrebbe trovata. La Derėvko era anche una delle poche persone alle quali si poteva rivolgere Sydney per nascondersi assieme a Jack e Vaughn, se l’avrebbe beccata, l’avrebbe fatta cantare. Rob Kendall contava di servirsi di Vaughn per ritrovare la Bristow.

Vaughn aveva trasportato in aereo un giubbotto antiproiettile, una paio di manette e la sua Colt Government M1911A1 con silenziatore come bagaglio diplomatico per evitare le perquisizioni all’aeroporto. Quella pistola era sua, non gli era stata data dalla CIA ma l’aveva ereditata da suo padre William, anch’egli agente americano, ucciso da Irina Derėvko quando lui aveva solo 8 anni. La sua Government era una pistola molto affidabile, Vaughn l’aveva usata in diverse condizioni ambientali ed aveva sempre sparato ottimamente, perciò aveva deciso di portarsela dietro perché se avesse dovuto uccidere Irina Derėvko, l’avrebbe fatto con l’arma di suo padre.
Sloane gli aveva detto che Irina aveva un nascondiglio a Varsavia e Vaughn sperava di poterla trovare lì perché nessuno sapeva dell’esistenza di quel rifugio tranne Sloane, che era venuto a saperlo per caso ed all’insaputa della Derėvko. A Varsavia si sarebbe sentita al sicuro e lui avrebbe potuto coglierla di sorpresa.
Con un po’ di fortuna.

XICHANG
Håkansen, dopo aver presa la base CIA a Lahore, aveva sbaraccato mettendo tutti i prigionieri ed il materiale raccolto nella palazzina di Sloane sugli aerei della pista e partendo per la Cina; nel contempo aveva mandato Lennox e Siward a Nuova Delhi per recuperare Milo Tippin (alias Jack M. Vaughn Jr.). Il fallimento sia nel recupero di Sloane che in quello di Milo era stato oscurato dalla preda che aveva portato alla Convenzione: 18 agenti e dirigenti della CIA fra cui il suo direttore generale, Roberto Kendall, in piú le informazioni raccolte da Sloane sui suoi clienti, cioè varî gruppi terroristici di tutto il mondo, cosche mafiose di 12 paesi diversi, trafficanti di droga, armi, prostitute, organi, diamanti. Tutte queste organizzazioni era diventata improvvisamente note e quindi vulnerabili e quindi ricattabili.
Il problema era che le cose che sapeva Sark le sapeva anche la CIA, che aveva nelle sue mani Sloane colla sua memoria di ferro; in effetti c’era da giocare una partita coi servizî di tutto il mondo ed il premio per la vittoria sarebbe stato che la Convenzione avrebbe potuto usare a suo piacimento i maggiori delinquenti della terra in cambio della sua protezione e della sua collaborazione. Mai un ente clandestino era stato così potente… Sark pensava che giocando bene le sue carte –ed era una cosa che sapeva fare molto bene- sarebbe riuscito ad eguagliare la passata potenza della Chiesa, del KGB o delle Sette Sorelle.

VARSAVIA
L’indirizzo era Wspolna 65, terzo piano, “Brzezinski”. Erano le 10 di mattina e Vaughn aveva la pistola in una fondina ascellare ben occultata sotto il pesante cappotto che non lasciava intuire il suo giubbotto antiproiettile. Venendo dalla Marszalkowska Vaughn aveva notato un furgoncino Wolksvagen di quelli che usavano tutte le organizzazioni segrete per non dare nell’occhio… se l’occhio non sapeva cosa cercare, perché l’agente mise in conto l’eventualità di esser stato battuto sul tempo. Vaughn entrò facendosi passare per un impiegato del gas e salì con circospezione le scale ma non vide nessuno; evidentemente quello di guardia doveva esser al terzo piano di modo da farsi vedere solo da quelli che salivano fino a lì e non da tutti quelli che salivano le scale, cosa che sarebbe accaduta se si fosse piazzato all’ingresso.
Vaughn osservò il corridoio con un altro utilissimo oggetto che s’era portato dietro: uno specchietto da dentista, di quelli colla lente antiriflesso inclinata a 45° dall’asta, che permettono di scrutare come un periscopio negli angoli morti senza farsi notare.
C’era qualcuno.
Pastrano, berretto, pantaloni scuri –forse di fustagno- e scarpe invernali. Ben rasato, capelli scuri.
Lo sconosciuto non si accorse dello specchietto ma camminò su e giù per il corridoio evitando accuratamente di affacciarsi sulle scale. Decisamente, la guardia all’esterno. C’era qualcuno in casa.
Appena il tizio si voltò dall’altra parte, Vaughn s’affacciò sul corridoio, prese la mira e sparò. Il silenziatore attutì il colpo e l’imbottitura del pastrano dell’altro rese meno secco il suo tonfo sul pavimento.
Vaughn si portò rapidamente verso il cadavere; lo perquisì rapidamente trovando una Tipo 64 [4] che si mise in tasca ed una radio portatile; non c’era nessun posto dove occultarlo e quindi lo lasciò lì sperando che nessuno di coloro che abitavano al III piano tornasse in quel momento dal mercato o dal lavoro. L’uscio di Brzezinski era socchiuso, Vaughn lo aprì un po’ di più ed infilò nella fessura lo specchietto.
Un uomo nel soggiorno, senza armi in mano come quello fuori della porta. C’era qualcuno in un’altra stanza la cui porta dava sul soggiorno.
Vaughn non sapeva se entrare e stendere il tipo, rischiando d’esporsi ad eventuali altri suoi compari oppure aspettare che uscissero tutti insieme per coglierli alle spalle. La seconda opzione diventava rischiosa nel caso fossero stati in piú di due… senza contare che da un momento all’altro qualcuno avrebbe potuto chiamare il piantone alla radio. Vaughn decise di entrare.
Il suo secondo obiettivo andò giù pesantemente ma anche questa volta il rumore della caduta venne attutito: un tappeto liso e scolorito copriva parte delle travi sconnesse. Vaughn s’affacciò sull’altra stanza tenendo puntata la Colt.
Tre uomini, due donne legate alle sedie con un morso in bocca. Irina e Katja Derėvko; la seconda era sporca di sangue.
Uno dei due uomini aveva in mano un coltello e tutti guardavano le due donne. Uno di loro si voltò verso Vaughn, sgranò gli occhî e cercò di estrarre la pistola ma l’agente lo colpì per primo, poi stese l’altro, infine quello col coltello che intanto si stava avvicinando minacciandolo colla lama. Era Roman Akakijevič Nevėrin, l’uomo che aveva ucciso Weiss [5]. Fece il giro della casa: nessun altro, due cadaveri in bagno. Vaughn aveva solo piú il colpo in canna [6] e per non perdere tempo a ricaricare mise la Colt nella fondina e tirò fuori la Tipo 64.
Katja era messa male, aveva subito pesanti torture, perso molto sangue e non ce l’avrebbe fatta a stare su da sola mentre Irina sembrava abbastanza intera; Vaughn la slegò.
«Tua sorella?»
«Finiscila, non vedi come è messa?»
Vaughn le sparò alla testa, che cadde pesantemente all’indietro facendo sobbalzare il corpo della donna. Mentre Irina andava nel bagno a cercare disinfettante e cerotti per medicarsi l’agente della CIA uscì per portare dentro il corpo di quello ammazzato per primo.
«Ce la fai a camminare?»
«Sì.»
«C’è un loro furgoncino sotto.»
«Seguimi.» Mentre scendevano Irina disse: «Ho scelto questa casa perché c’erano altre uscite.
Una è proprio di qua.»
«Senti di te non mi fido, ho la pistola in tasca ma ti tengo sotto tiro.»
«Ehi, hanno ammazzato mia sorella.»
«Veramente l’ho fatto io e ti ripeto: non mi fido di te.»
I due uscirono in cortile e passando attraverso uno scantinato entrarono nella casa di fronte per uscire poi sulla Hoza. «E adesso dove andiamo?»
«La mia macchina è parcheggiata sull’angolo, ho paura che dal furgoncino ci possano vedere. Qua vicino c’è Hertz [7], secondo me ce la facciamo.»

«La Ford che mi avete noleggiato è un cesso, s’è scassata a neanche tre isolati da qui.»
«Come? Andiamo subito a riprenderla, signore.»
«Voglio una macchina decente adesso, una BMW.»
«Abbiamo solo il coupé al momento.»
«Andrà benissimo.»

WASHINGTON
Il gen. Erskine Thornton jr., ministro della difesa degli USA, entrò nell’ufficio del direttore della Defense Intelligence Agency, il gen. Jonas Clifford.
«Buongiorno signor direttore.» ‘fan***o, negraccio.
«Buongiorno signor ministro.» ‘fan***o, fascistone.
«Venivo da lei per chiederle alcune spiegazioni.»
«Sono a sua disposizione.»
«Non riguardano la sicurezza nazionale ma lei.»
«Me?»
«La NSA, su mia richiesta, mi ha fornito informazioni dettagliate sui suoi spostamenti e soprattutto sulle sue telefonate.»
«Se può interessarla, ho fatto le medesime indagini.»
«Abbiamo motivo di credere che vi sia stata non una bensì due talpe all’interno del governo federale.»
«E chi sarebbero?»
«Credo che possiamo gettare la maschera.»
«Da quanto lavorava per Sloane?»
«Da prima che scappasse.» Ma guarda se quel boscimane maledetto doveva essere dalla sua parte.
«Anch’io.» Ma guarda se quel nazista maledetto doveva essere dalla sua parte.
«Credo che il signor Sloane le abbia rivelato informazioni importanti sul macchinario di Rambaldi.»
«Il Dire.»
«E che le abbia anche suggerito come impadronirsene.»
«Uccidendo il presidente. Sì.»

STATALE PER CRACOVIA
La Classe 6 sfrecciava sul rettilineo appena al limite di velocità consentito. Guidava Irina mentre Vaughn le teneva puntata addosso la Tipo 64.
«Allora, cosa volevano da te quei boia?»
«Come avrà già capito, agente Vaughn, erano della Convenzione. Volevano sapere dove potevano trovare Sydney.»
«Dov’è?»
«Non lo so ma so chi ce lo può dire. A Praga vive uno dei migliori falsificatori di documenti del mondo; voi non lo conoscete ma io sì e penso anche Sydney.»
«Chi è?»
«Sappia che parlerà soltanto con me. Se vuole uccidermi, agente Vaughn, potrà farlo soltanto dopo.»
«Chi mi dice che a Praga non troveremo qualche mercenario pronto a farmi una lobotomia calibro 9 mm?»
«Se ce lo troveremo, non sarà certo dei miei uomini. Gli ultimi due li ha trovati nel mio bagno.»
«Sydney mi ha detto che Katja Derėvko lavora per la Convenzione.»
«Noi due negli ultimi tempi ci eravamo messe con Sloane ma da quando è stato catturato la Convenzione non si fida piú di noi. Senta ag. Vaughn, le propongo un accordo. Se mi vuole uccidere per vendicarsi di suo padre, lo faccia dopo che avrò rivisto mia figlia.»
«Non le garantisco niente, venire a patti con lei è una cosa assurda; comunque se le sparerò sarà perché non mi fido, non per avere vendetta.»
«È già qualcosa.»

WASHINGTON
Sloane si annoiava. La detenzione era di una noia mortale; gli avevano concesso la vita e gli avevano risparmiato la neurostimolazione per paura di perdere qualche dato importante ma lo sottoponevano ad una tortura sottile. Lo facevano svegliare alle 4 di mattina e spegnevano le luci alle 7 di sera, non gli avevano dato niente da leggere (ma era riuscito ad ottenere una Bibbia dal cappellano) e gli era vietato parlare coi suoi guardiani, i quali però si divertivano a tormentarlo. Qualcuno portò il suo rancio, consegnandolo alle guardie; un armadio del Dipartimento della Difesa lo prese in mano, caricò i polmoni di catarro e depositò nella sua minestra un mezz’etto di cracia.
«Questo per Baltimora, bastardo.»
Un’altra guardia –un bisonte della CIA- ci sgracchiò dentro con altrettanta convinzione. «Questo per Miami, porco.» Si avvicinò il rappresentante dell’FBI. «Questo per l’USS Cole.» Poi toccò a quello degli sceriffi federali. «E questo per l’undici settembre.» In realtà Sloane non c’entrava niente con quegli ultimi episodî ma sarebbe stato inutile –oltreché vietato- tentare di spiegare; oramai non ci faceva neanche piú caso.
Un’altra tortura era il cibo. La parte piú saporita dei suoi pasti erano gli scatarri dei suoi guardiani.

PRAGA
«D’accordo, entreremo insieme. Appena qualcosa mi insospettisce, ti prendi una palla nella schiena e non potrai piú camminare per il resto della tua vita, che non sarà affatto lunga perché ci penserò io. Chiaro?»
«Poetico come sempre, Vaughn.» L’agente le diede uno schiaffo in pieno volto, poi un calcio negli stinchi. Irina cadde a terra. «Rialzati! Oggi faccio sul serio, puttana!» La donna si tirò su appoggiandosi al muro mentre Vaughn la guardava minaccioso.

«Irina, alles in ordnung?»
«Ja, alles gut, Viktor. Und du?»
«Wer ist dieser Mann?»
«Ein mein Freund. Ich nehme eine Auskunft über eine Kunde, eine Frau ungefähr 30 Jahre alte. Sieh diese Foto.»
L’uomo di nome Viktor prese in mano la fotografia di Sydney e la guardò attentamente.
«200.000 €.»
«Lächerlich. 20.000.»
«20.000 ist lächerlich. 150.000»
“Non tirare sul prezzo, non fare la s*****a adesso.” Pensò Vaughn.
«70.000.»
«90.000.»
«Gut. Und dann?»
«Diese Mädchen kam hier vor fünf Monate mit einem Kind.»
Viktor Goß non teneva mai gli originali dei documenti –e, per inciso, non parlava mai dei suoi clienti ma Irina gli aveva salvato la vita e per lei fece un’eccezione. Il falsario si ricordava che Sydney, capitata lì 5 mesi prima, voleva dei documenti d’identità svedesi con residenza a Göteborg ed un porto d’armi. Goß era il migliore fornitore di documenti in tutta l’Europa perché oltre che un abile falsario era anche un pirata informatico in grado di penetrare nei database di governi, ministeri, uffici della motorizzazione e questure e creare identità inesistenti di modo che i suoi clienti
avessero un riscontro valido nel caso che i loro documenti venissero controllati.
«Come fai a fidarti di uno così?»
«Pensaci: una ragazza-madre bianca in quale Paese fuori della portata della diplomazia degli USA o delle grinfie della Convenzione può far sparire le sue tracce?»
«Svezia o Svizzera. Ma lei non sa lo svedese, sarebbe piú sensata la Svizzera.»
«Una giovane donna col bambino da’ meno nell’occhio in Svezia dove molta gente nasce al di fuori del matrimonio e poi sia Sloane che la CIA conoscono bene la Svizzera.»
«Ed in Svezia dov’è che ci si potrebbe nascondere meglio?»
«In una grande città.»
«Come Stoccolma, ma lì sarebbe troppo scontato ed alla portata di agenti internazionali; allora a Göteborg, abbastanza popolosa per non dare nell’occhio ma fuori da qualsiasi contesto operativo della CIA o della Convenzione. Altre grandi città in Svezia non ce ne sono [8].»

Vaughn ed Irina uscirono dal covo di Goß. Era ormai sera.
«Bene. Direi che è stata una giornata proficua: ho ucciso Katja e Nevėrin ed ho saputo dove inizare a cercare.»
«Guardi che non riesce ad irritarmi, sa?»

WASHINGTON
Gli infedeli.
Gli esseri piú vicini alla m***a che esistessero.
La tradizione riconosceva due tipi di infedeli, la Gente senza il Libro, cioè i pagani come i cinesi e gli indù, che non conoscevano nemmeno uno dei profeti che avevano preceduto Maometto, la pace sia con lui, e la Gente del Libro, cioè coloro che pur conoscendo i profeti non volevano ammettere l’autorità della Rivelazione fatta da Dio a Maometto: costoro erano i cristiani, gli ebrei ed i zoroastriani.
A Fatih Mehmed sembrava il caso che la tradizione dovesse venir perfezionata coll’introduzione di una dicotomia all’interno dell’ultima categoria, fra la normale Gente del Libro e gli occidentali corrotti. Sebbene gli indiani, i russi, i greci e gli slavi avessero combattuto l’Islam quanto gli occidentali, questi ultimi erano però degenerati ad un tale stato di corruzione da distruggere non soltanto quei (pochi) buoni costumi che avevano ma addirittura a contagiare gli altri popoli, portando i loro usi infami addirittura nell’Islam e nella Terra Santa, tentando di plagiare i buoni credenti, d’infangare il reverendo nome di Maometto e di rendere tutti quanti schiavi della loro presunta forza. Che schifo.
Il mondo era diventato un vero m***aio da quando gli occidentali debosciati avevano iniziato a propagare la loro lebbra, sì, una lebbra che infettava il cuore e la mente delle persone e che faceva cadere in pezzi le società, decomponendole quando erano ancora in vita. Colla televisione e gli altri mezzi di comunicazione gli infedeli avevano tentato di distogliere dalla retta via milioni di persone non meno che con la guerra ed il denaro: e quanti mussulmani erano rimasti contagiati o, ribellandosi, erano stati uccisi!
I piú indegni erano quei falsi credenti (e quanto disprezzava gente di quello stampo Maometto- la pace sia con lui!) che, totalmente corrotti nel loro animo, collaboravano col nemico per opprimere la povera gente: costoro non meritavano la morte meno dei porci occidentali.
Ma qualcuno che combatteva c’era ancora e l’Islam stava finalmente iniziando a reagire colpendo i bastardi nel loro stesso territorio: quel bin Ladin aveva iniziato un movimento del quale forse non avrebbe visto la fine ma che avrebbe unito i veri credenti sotto un’unica bandiera per lottare contro l’invasore maledetto, costringendolo a combattere una guerra che non avrebbe potuto vincere, portandolo ad impelagarsi in scontri in tutto il mondo, contro tutto l’Islam. Fra costoro apparteneva lui, Fatih Mehmed, nato in una nazione di nome islamica ma da anni tanto pervertita nel male dall’infame rinnegato che si faceva chiamare “Padre dei turchi” [9] da desiderare di entrare nella cerchia degli stati crociati (e ci era pure vicina!). Fatih si era salvato dalla corruzione occidentale grazie al nonno paterno, Selim, che gli aveva insegnato il rispetto del Corano e dei precetti islamici; Mehmed aveva poi avuto la fortuna di incontrare l’imam Qanuni Suleyman, un uomo di dio, che gli aveva aperto gli occhî su come gli occidentali indecenti cercassero di traviare verso il vizio e la debolezza i paesi dell’Islam.
Mehmed era un ottimo tiratore, l’aveva anche detto il suo istruttore nell’esercito turco (un rinnegato che beveva alcolici nonostante i precetti del Corano), si era ulteriormente addestrato nei campi dell’Internazionale islamica ed aveva già messo a segno un paio di colpi contro i mercenarî degli infedeli nei monti del Kurdistan e dell’Afganistan; riusciva a colpire un obiettivo a 900 m con un fucile cal. 7,62 NATO ma non aveva mai provato a sparare con un 12,7x99: era una munizione da mitragliatrice pesante in grado di arrivare fino a 2 km e di attraversare una leggera blindatura, che con un fucile particolare aveva una gittata utile di 1,5 km. Questo fucile, un Barrett Mk3, era stato consegnato a Fatih da Mu’awiyya bin Umayya, un ğihadista iracheno che era il capo della cellula alla quale apparteneva anche Fatih. Bin Umayya se l’era procurata in Iraq; a Mehmed aveva detto che un gruppo dei suoi aveva ucciso un tiratore scelto americano, gli aveva sottratto l’arma; cosa vera, ma non sarebbero mai riusciti a trovarlo se un misterioso militare americano non avesse rivelato la postazione del cecchino. Mu’awiyya s’era insospettito ed aveva fatto ricerche; alla fine era venuto fuori che c’era dietro un complotto negli alti vertici degli americani infedeli. Fatih Mehmed, invece, non aveva fatto domande e s’era limitato a chiedere il bersaglio: John Kerry, presidente degli USA.
Fatih si era esercitato per mesi col 12,7 assieme ai suoi due compagni prima di partire per l’America, ora era a Washington, la capitale dei miscredenti, e stava preparando tutto per l’attentato. Con lui c’erano suoi due vecchî amici, da anni nella cellula: Abdülhamid e Murad, entrambi esperti di tiro in movimento, che gli avrebbero permesso di realizzare il colpo.

GÖTEBORG
Magdalena Olin, nata a Stoccolma il 4 luglio 1977, ragazza-madre da 2 anni, si era trasferita a Göteborg da quattro mesi ed era istruttrice in una palestra di arti marziali. In realtà il suo nome era Sydney Bristow, era nata negli USA ed era in fuga dalla CIA e dalla Convenzione. Aveva passato a Stoccolma il tempo necessario ad imparare la lingua e l’inflessione locale e poi si era trasferita a Göteborg perché Stoccolma era troppo alla portata degli agenti degli USA o della Convenzione.
Sydney/Magdalena aveva appena messo a letto Milo (oramai si era abituata a chiamarlo così) quando qualcuno bussò alla porta; la donna decise di non prendere la pistola e chiese chi era.
«Het doctor.»
Il dottor Ullmann? Doveva essere venuto per una visita a casa. Magdalena aprì.
Non era il dottor Ullmann. C’era invece un uomo, biondo, abbastanza alto ed una donna dai capelli scuri ed il mento squadrato.
«Sydney!»
Da quanto non veniva piú chiamata così! Cinque mesi se non di piú. Aveva proibito tassativamente a suo figlio di chiamarla col suo vero nome ed anche se qualche volta gli scappava, si correggeva subito.
Ci mise un secondo per riconoscerli. Uno era Michael C. Vaughn, agente della CIA e suo antico fidanzato, l’altra era sua madre; Michael era parecchio imbolsito ma aveva ancora quei bellissimi, luminosi occhî verdi mentre Irina Vsevolodovna Derėvko aveva parecchie rughe di piú dalla piú recente sua foto che aveva visto. Vaughn la abbracciò, stringendola talmente forte da levarle il fiato; quando mollò la presa toccò a Irina.
«Syd! Come stai? Ti trovo bene!»
«Come avete fatto a trovarci?»
«L’importante è che tu sappia che non siamo in missione, né io né lui.»
«Chi sa dove siamo?»
«Solo noi.» In effetti ne era a conoscenza anche Viktor Goß, ma quello non contava.
«Senti, nostro figlio… dov’è?»
«È di sopra. No, ti prego, non…»
«Voglio vederlo. Magari mentre dorme, facciamo così? Solo mentre dorme? Farò piano.»
«Vieni con me.» Mentre Sydney si voltò per indicare la scala, Irina stramazzò a terra di fronte a lei; Syd si voltò di scatto e ricevette un colpo alla base del collo dal calcio della pistola di Vaughn. Cadde a terra. L’uomo salì silenziosamente.
Vaughn non doveva essersi accorto che Sydney era ancora cosciente. La donna si rialzò ignorando il dolore, si avvicinò a Vaughn da dietro, lo colpì ed urlò: «MILO! SCAPPA!!!!». Mentre i due rotolavano dalla scala Milo fece come sua madre gli aveva spiegato: rivestirsi e calare dalla grondaia perché uomini cattivi volevano rapirlo.
Adesso Vaughn aveva perso la Tipo 64 e stava combattendo con la donna. Era piú forte ma piú lento. Syd gli assestò un paio di calcioni e lui un pugno nello stomaco; Syd gli sferrò un pugno in faccia, Vaughn scansò la testa, lei aprì la mano, tirò il braccio indietro e raccolse la testa di Vaughn portando avanti il suo tronco e colpendolo col ginocchio fra le coste. Vaughn cadde a terra gemendo, doveva avere una costola rotta. Syd raccolse la 7,62 ma Vaughn estrasse la Colt: ora si stavano vicendevolmente puntando due pistole cariche addosso.
«Chi ti manda?»
«Kendall m’ha detto tutto, di chi è figlio Milo e cosa diverrà in futuro.»
«Credi a quelle s*****ate!?!»
«Sydney, ragiona: ti rendi conto cosa succederà se Milo diventerà un profeta? Lo sai quanta gente è morta per Gesù o Maometto? O per un economista tedesco? O per un capopopolo austriaco?» Vaughn fece una pausa. «Milioni di morti.»
«Sei pazzo.»
«Se io per salvarne due ne ammazzo uno, per me è già un guadagno [10]. Lasciami fare, Syd.»
«Stai lontano da me.»
Vaughn tentò lentamente di rialzarsi. «FERMO!»
«O mi spari o mi lasci andare avanti.» Sydney non sapeva che fare. Dopo che le avevano cancellato la memoria per lei Vaughn era uno sconosciuto ma anche se se la sentiva di abbatterlo, c’era il rischio che lui fosse piú veloce. «La CIA sa tutto. Verranno a prenderti.»
«NO!»
«Non potrai nasconderti per sempre. Possiamo finirla qui, adesso oppure—» Sydney gli sparò al braccio e Vaughn, preso dal suo discorso, non riuscì a rispondere al fuoco quando si accorse di esser stato colpito perché la pistola gli sfuggì di mano. Michael sentiva un fortissimo dolore al braccio. Sydney lo colpì con un calcio in testa e poi scappò.
Ora il problema era dove nascondersi. Se l’avevano trovata in Svezia, potevano trovarla ovunque: c’era bisogno di qualcuno che la proteggesse… un altro servizio segreto.
Sydney uscì ed andò sul retro della casa, dove trovò Milo.
«Tutto bene mamma?»
«S-sì, c’è un problema… dobbiamo andarcene da qui ed in fretta.»
«Perché?»
«Ti spiego dopo, stai qua.» Sydney aprì l’autorimessa, balzò sulla Volkswagen e caricò su Milo.
«Sai quegli uomini cattivi? Sono arrivati.»
«Dove andiamo?»
«Per ora mamma deve guidare, dobbiamo fare molta molta strada.» Sydney lo guardò dolcemente. «Ma tu puoi dormire. Dormi un po’»
«Non torniamo a casa?»
«Non torneremo mai piú.»
Lo sguardo di Milo si fece triste ma non protestò. Mentre Syd entrava in tangenziale il cellulare della macchina (ne aveva anche uno in casa) iniziò a suonare.
Numero sconosciuto.
«Pronto?»
«Ciao Syd.» Era suo padre. «Ti dispiace venire a Stoccolma?»

WASHINGTON
Sloane era riuscito ad ottenere quattro libri ma pensava che gli fossero stati dati piú per tormentarlo ulteriormente che per fargli passare un po’ di tempo. Due dei tomi che gli avevano dati erano dei noiosissimi ed insopportabili libri di economia scritti da un certo Dornbusch e nonostante tutti i suoi tentativi non era riuscito a leggere oltre la quinta pagina ed a capire oltre la terza; un’altra schifezza era La Repubblica di Platone, uno scrittore che Arvin non sopportava per via della smisurata spocchia dell’Ateniese che aveva scritto le sue opere in forma di dialogo solo per fare in modo che qualcuno gli dicesse sempre d’aver ragione, visto che non l’avrebbe fatto nessun altro uomo che non fosse scaturito dalla sua mente da mezza calzetta; l’ultimo degli aborti che gli avevano passati era una raccolta delle peggiori (anche se applicare questo termine era difficile vista la qualità delle altre) opere teatrali di Vittorio Alfieri: “Me misera!…Ove sono?/ Ove mi ascondo?… Ove morir?—Ma il brando tuo mi varrà…”: ma guarda tu se uno deve scrivere in quel modo! Comunque a qualcosa erano serviti quei libracci, dal momento che uno degli altri tormenti cui Sloane era sottoposto era la carenza di carta igienica.
Quando Sloane vide entrare nella sala dov’era detenuto il direttore della DIA, Clifford, sorrise perturbando il suo volto con un mare di rughe. «Buon giorno direttore, mi fa sempre piacere ricevere visite.»
«Altrettanto non posso dire io, quando la vedo. Fonti della NSA temono in un attentato contro il presidente.» Evidentemente Clifford e Thornton temevano che qualcosa fosse trapelato del loro piano.
«I ğihadisti ne parlano un giorno si ed uno no, non c’è troppo da preoccuparsi.» Non esagerate colle paure, di ‘ste voci se ne sentono mille al giorno.
«Saprà, signor Sloane, che non vengo qui per fare chiacchiera ma per parlare di cose concrete; i nostri timori sono fondati.» Il rischio che ci becchino c’é.
«Queste cose dovreste prevederle meglio di me.» Siete due fessi se non siete capaci di tener nascosta una cosa del genere.
«Quali gruppi, a suo parere, sono in grado di osare tanto?» Su chi possiamo far ricadere la colpa per distrarre l’attenzione da noi?
«Direttore Clifford, sa bene che la mia conoscenza del mondo sommerso del terrorismo si assottiglia progressivamente da che sono qui rinchiuso, tuttavia vedo in al-Qa’ida, Basaev, Abu Sayyaf, Hamas e la Convenzione dei possibili organizzatori di un colpo simile, sia che si tratti di una bomba che di cecchinaggio.» Potete incriminare questi qua.
«Le sue informazioni sono preziose; mi aspetto un elenco di nomi e di indirizzi cui rivolgerci per le indagini. Buongiorno.» Bravissimo, ci ha salvati, produca un po’ di materiale col quale intorbidire le acque.
«Allora arrivederla… ah, la prego, vorrei farle una richiesta..» Dacché vi ho aiutato, ho diritto a qualcosa.
«Cosa?»
«Potreste fornirmi un lettore CD con un po’ di musica lirica?»

STOCCOLMA
«Sydney, è da tempo che ti volevo dire questa cosa. Trovarti è stato molto piú difficile di quanto pensassi.»
«Ho fatto di tutto per far perdere le mie tracce. Mamma è morta.» Jack non le era mai parso così stanco, probabilmente sarebbe andato in pensione tra qualche anno.
«C’è una cosa che devi sapere… è estremamente importante e potrebbe liberarti dalla tua maledizione.»
«Sei riuscito finalmente a capire come mai tutti credano che io sia la prescelta nonostante abbia scalato il Subasio?»
«Esatto, perché non hai scalato il Subasio—
«Cosa? E CHE C***O HO SCALATO ALLORA?!?!»
«Hai effettivamente scalato un monte di nome Subasio, tuttavia non è, anzi, non era l’unico a portare quel nome. Come sai Milo Rambaldi era nato vicino a Parma ed alcuni documenti medievali attestano l’esistenza di un monte chiamato Subasio nell’Appennino emiliano, quindi il monte di cui parlava l’italiano nel suo diario non era quello vicino ad Assisi ma quello nella provincia di Parma.»
«Quindi… ce n’erano due?»
«E hai scalato quello sbagliato.»
«Devo partire immediatamente per l’Italia.»
«Lo immaginavo ed ho già stabilito un protocollo. Il tuo problema è che non sai quale monte sia il Subasio perché di questo nome se n’è persa la traccia in età moderna, tuttavia ho condotto alcune ricerche, sono riuscito ad isolare quattro località papabili, le dovrai visitare tutte per essere sicure. Dopo
Ti seguirò a distanza, prenderò il tuo stesso volo ma starò in un’altra classe e ti precederò sulla strada verso il monte, per evitare rischî.»
«E Milo?»
«Beh -io me lo ricordo ancora come Jack- gli troverò un posto sicuro. Ho un sacco di gente che mi deve dei favori e che me lo può tenere.»
Sydney era un po’ perplessa. Aveva lasciato suo figlio solo per brevi periodi mentre questa missione sarebbe durata alcune settimane.
«Ricordati che questo lo fai anche per lui, lo libererai dal peso di una profezia che lo vuole anticristo.»
Jack accarezzò il viso di Sydney, che sorrise. Finalmente la verità, finalmente la libertà. Ora sarebbe finita.
«Senti Syd, ancora una cosa… mi faresti vedere un momento mio nipote?»

AREA 52 DEL GOVERNO FEDERALE
Il gen. Thornton entrò nel sottolivello 33 della piú segreta base militare americana, gestita dall’aviazione e nascosta da qualche parte nei monti Cheyenne; in quel posto tenevano le cose piú strabilianti sulle quale il governo avesse messo le mani e le armi piú devastanti che avesse mai realizzato. Thornton stesso non poteva accedere ad alcuni livelli senza un’autorizzazione del presidente –cosa assurda, dal momento che era il suo ministro per la difesa- e piú volte si era messo a fantasticare su cosa diavolo tenessero lì dentro: quel posto era entrato nella leggenda, ogni tanto si sentiva di spostamenti di truppe inviate verso l’Area 52 non si sa bene perché; un paio di volte erano anche morti dei soldati e Thornton non scoprì mai per cosa. Probabilmente Godzilla a giudicare dalle porte blindate di uranio impoverito rivestite di piombo che dovevano pesare diverse tonnellate; ad ogni venti metri di corridoio era posta una bacheca contenente un M16A2 carico che si poteva aprire con un tesserino a disposizione di tutti i soldati della base. Alcune pareti del sottolivello presentavano segni di bruciature, come se avessero subito un attacco, ma da chi gli era completamente ignoto visto che nessun gruppo era mai riuscito a penetrare lì dentro senza che il governo lo venisse a sapere: come facevano dei nemici ad essere arrivati fin lì, attraversando mezzo paese in armi e senza farsi notare? E poi cos’era quella misteriosa scritta che campeggiava in ogni stanza: “SPARARE A VISTA A QUALSIASI XENOMORFO NON AUTORIZZATO”? Che diamine era uno xenomorfo? che lui sapesse, i dischi volanti –in realtà velivoli sperimentali supersegreti- facevano finta di tenerli nell’aria 51, a Roswell.
«Buongiorno signor ministro.»
«Buongiorno signor generale.» Il generale a tre stellette Hammond era il comandante della base: era un uomo grassottello, completamente pelato e dalla faccia volpina. I due si davano reciprocamente del “signore” perché erano pari grado.
«Secondo le sue insistenze, ho trasferito il nostro miglior fisico, il cap. Carter, al caso Rambaldi, ed ha fatto delle scoperte molto interessanti sul macchinario, signore.»
«E cosa, signore?»
«A dire il vero io non ci ho capito niente, comunque questo è il rapporto, signore.»
«Non posso parlare col capitano, signore?»
«Al momento è in un altro pia—è stato inviato in una missione della quale non sono autorizzato a farle sapere senza l’autorizzazione…»
«Ho capito, ho capito.» Thornton sfogliò rapidamente il rapporto fino a pag. 5, che lesse attentamente e così quella successiva.
«Per le palle d’una gran puttana!» Antonio la puoi sostituire con un piv gastigato: “santo cielo!”
«Che c’è, signore?»
«Niente di cui sono autorizzato a farle sapere, signore.»
Figlio di puttana d’un Rambaldi! Quel dannato macchinario era in grado di produrre antimateria! «Bene, portate tutto a Washington.»

WASHINGTON
Che paese del c***o gli Stati Uniti: gli americani si lamentavano che erano tutti sovrappeso e poi non mangiavano altro che schifezze. Bah, infedeli: un motivo in piú per respingerli. Mehmed ed i suoi due compagni stavano mettendo a punto gli ultimi dettagli per l’attentato a Kerry: tra un paio di giorni sarebbero stati in grado d’agire. Murad era il piú entusiasta: diceva che dopo le torri gemelle gli americani avevano capito cosa si provava a venire colpiti dal cielo come loro avevano fatto in Iraq; che dopo Baltimora avevano capito cosa si provava a veder distrutta una città come loro le avevano distrutte in Iraq; che dopo l’uccisione del loro presidente avrebbero capito anche cosa si provava quando i proprî capi vengono assassinati perché sono invisi ai disegni di altri. Mehmed invece era contento perché il tiro del Barrett gli avrebbe permesso di starsene a piú di un km e mezzo dal bersaglio e conseguentemente di scappare indisturbato dopo avere messo a segno il colpo: c’era solo una cosa piú appagante di aver preso a calci nel sedere il nemico nei suoi possedimenti: dopo farla franca in barba alle migliaia dei suoi sgherri e tornarsene a casa da eroe. Mehmed contava di mettere a segno molti altri colpi per il mondo nella Guerra Santa contro l’infedele e di raccontare ai nipotini come fece secco il capo dei cattivi.

MONTE CASTELLO
«Così questo è uno dei possibili Subasî.»
«Il primo dei quattro. Arrivare in cima non sarà facile, la strada s’interrompe a 300 m dalla vetta e non ci sono sentieri: io non sono un buon scalatore e non ho potuto continuare. Dovrai arrampicarti su.»
«La cosa non mi spaventa.»
«Teniamoci in contatto radio: sarò pronto a chiamare l’elisoccorso. Non voglio che tu t’ammazzi cadendo mentre cerchi di salvare la tua vita. Qua c’è tutto il materiale per la scalata.»
Suo padre era stato proprio premuroso, le aveva preso tutto l’occorrente: funi, piccozza, zaino, stivaloni, radiolina, indicatore di posizione, ecc.. Sydney iniziò la scalata che erano le nove del mattino. L’aria era fresca ed il cielo limpido sembrava invitare alla scalata della vetta per poter ammirare il corso dell’Enza, che bagnava le pendici del monte. Sydney ascendeva di buona lena ed alle dieci era già a 200m dalla sommità: sicuramente era la voglia di libertà, la consapevolezza che le sue fatiche erano giunte oramai alla fine a—
Apparve un elicottero nel cielo, che si avvicinò al monte. Dopo aver volteggiato su di lei per un certo periodo di tempo, scesero due corde dalle quali calarono lentamente due commandos.
NON ERA POSSIBILE!
Sydney capì subito cosa volessero e cominciò a salire in fretta, sempre piú rapidamente.
Le stavano alle spalle, l’avrebbero ghermita come un gufo che acchiappa un topolino.
Sydney stava scalando alla disperata, a quel punto non le importava di precipitare.
Erano sempre piú vicini, urlavano qualcosa che lei non riusciva a capire perché coperto dal frastuono dell’elicottero. Sydney poggiò male il piede, la roccia sotto di lei franò e si ritrovò appesa per una mano.
NO!
Mentre tentava di riprendere il controllo della situazione, uno dei commandos le balzò addosso, aggrappandosi a lei che si divincolò disperatamente, tentando di staccarsi, ma si sentì sollevare, era la fune che veniva tirata su.
Sydney tirò un paio di gomitate che presero il giubbotto dell’uomo attutendo il colpo, quindi tentò di colpirlo sul collo: oramai era per aria, se l’avesse lasciata sarebbe morta ma preferiva precipitare. Syd sentì allentare la presa e per un attimo scivolò giù rasente all’uomo, poi rimase impigliata alla sua cintura collo zaino.
NON PUÓ ESSERE VERO!
L’uomo si riprese e la strinse nuovamente, stringendola stretta per cercare di farle perdere il fiato ma Sydney continuò a lottare… finché anche l’altro uomo le venì addosso, sbattendo contro il primo: con una mano la afferrò, coll’altra iniziò a picchiarla sulla testa. Impigliata come una salsiccia fra due pezzi di pane, Sydney venne trascinata a bordo dell’elicottero, afferrata da altre mani che la strinsero e la legarono; uno dei due appesi si sedette sopra di lei impedendole di muoversi.
«Ce l’ho, puoi andare!»
Sydney allora tentò l’unica cosa che le rimaneva da provare: si voltò guardando in alto, cercando di vedere “la bellezza del cielo dietro monte Subasio” ma un attimo prima di poter intravedere qualcosa dai finestrini una mano le calò sugli occhî una benda e poi un cappuccio.

NOTE
1- Parallelo ad "Alias" a sua volta parallelo alla realtà.
2- Vedi "La trattativa".
3- Tutte cose che capitano nei miei racconti.
4- Pistola cal. 7,62 mm di fabbricazione cinese.
5- Vedi "Quando Syd tornò a lavorare per Sloane".
6- La Colt Government ha una capacità di 7 colpi ma Vaughn ne tiene solo 6 per non stancare la molla del caricatore.
7- Catena di autonoleggio.
8- Tutte le altre città svedesi non hanno piú di 200.000 anime.
9- Mustafà Kemal prese il potere in Turchia nel 1922, introducendo una serie di riforme per portare la nazione al livello dei Paesi europei (abolizione dell’alfabeto arabo e della poligamia, divieto di portare il fez, ecc.). si faceva chiamare ‘Atatürk’ cioè ‘padre dei turchi’..
10- Frase volutamente sgrammaticata.


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Alias Italia - Il dossier Sydney Bristow © 2003/05 Antonio Genna
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